martedì 21 febbraio 2012

Infortuni al pianoforte



 " Il dolore prodotto dal suonare è cosa non soltanto fastidiosa, ma assai dannosa. Con la tecnica naturale non vi debbono essere sensazioni dolorose di alcun genere. Ogni tensione dei tendini fra le dita e i muscoli del dorso o del palmo della mano, è cattiva e nociva. Specialmente pericolosi sono i dolori del polso nella sua parte esterna, e dei grossi fasci muscolari dell'avambraccio. Essi dimostrano senza eccezione che vi è qualche difetto nel modo di suonare".
~ Rudolf M. Breithaupt, Die natürliche Klaviertechnik, Leipzig, 1905, C. F. Kahnt Nachfolger ~


Per prima cosa specifico che io non sono un medico di qualsiasi tipo, sono solo un pianista, anzi nemmeno, un premi-tasti è più corretto. In quanto tale, non posso diagnosticare sintomi o diagnosi, ma (come penso chiunque) posso percepire il grado di coordinamento, o incordinazione, nella tecnica di una persona. Quello che segue è il risultato di una lunga e minuziosa ricerca che ho fatto in rete e biblioteca, su un argomento che mi incuriosiva moltissimo. C'è molto da dire sulle lesioni dei musicisti. La questione degli infortuni è assolutamente importante in quanto dimostra che c'è davvero anche questo problema nel nostro campo.



Prevalenza delle lesioni dei pianisti


Quanti sono i pianisti che si sono infortunanti suonando? Dalle mie ricerche risulta che circa il 65% - 80% si sono lesionati suonando il pianoforte. Ma continuate a leggere! I ricercatori hanno cercato di determinare la percentuale di pianisti che soffrono di dolori o hanno lesioni stilando una statistica almeno dal 1980. Uno dei primi ricercatori, un chirurgo ortopedico australiano, ha pubblicato diversi articoli nel corso del 1980 che mostrano la prevalenza di lesioni che vanno dal 5% - 80% e uno dei suoi studi riporta la notizia allarmante che di 98 strumentisti delle scuole superiori che hanno subito un infortunio il 63% sono femmine e il 49% maschi.



La Sindrome dell'abuso


Si discute molto sul tema "sindrome di uso eccessivo," nella letteratura medica. Gli argomenti più convincenti contro questo termine sono sostenute dal Dr. Lippman dal fatto che le condizioni di una lesione, di solito provengono da un uso improprio dello strumento piuttosto che da un uso eccessivo. Sappiamo che per abbassare un tasto fino al primo scappamento occorre un peso di circa 50-60 grammi. Chi suona compie una fatica fisica notevole, alla quale bisogna allenarsi gradatamente, fin dalle prime e più facili composizioni e sopratutto con gli esercizi di tecnica pura. Questo "allenamento" progressivo non procurerà guai se sarà basato sulla naturale impostazione della mano, del polso, braccio ecc... se invece tale "allenamento" viene male impostato possono sorgere problemi tali da procurare non solo dolore fisico nell'arto, ma anche inconvenienti come interrompere lo studio per lungo tempo o, nella peggiore dei casi dover rinunciare per sempre a suonare il pianoforte.
Di seguito elenco gli infortuni più comuni che possono capitare nello studio del pianoforte, la lista ovviamente non è esaustiva, ma la letteratura medica specializzata nella questione che stiamo trattando racchiude nella maggior parte dei casi unicamente questi tre sintomi.



Tendovaginite: processo infiammatorio a carico delle guaine dei tendini


Sinoviti: infiammazione della membrana sierosa sinoviale che tapezza la superfice interna delle cavità articolari


Chirospasmo: detto crampo del pianista o dello scrivano che consiste in una contrazione spastica di gruppi muscolari addetti alla mobilità delle dita della mano



Un fattore da prestare con la massima attenzione è questo; Ipotizziamo che un pianista debba interrompere per lungo tempo lo studio giornaliero per motivi vari. Durante questo periodo di "astinenza" nel sistema muscolare, ma anche nella memoria, nell'agilità ecc... subisce uno stato di torpore inevitabile. La ripresa della attività può essere assai dannosa se viene compiuta con accanimento e insistenza di esercizi sulla tastiera. Il nostro cervello ricorda perfettamente come suonavamo qualche settimana o mese fa, ma le nostre dita e tutto il resto non funzionano più allo stesso modo!
Pretendere di recuperare subito il tempo perduto è assolutamente deleterio e da evitare assolutamente! Infatti è in questi momenti di pause che possono accadere gli inconvenienti che abbiamo elencato. Al contrario, un graduale e intelligente programmato "allenamento" con frequenti riposi di 5-10 minuti ci eviterebbe qualsiasi rischio.

A monito di quanto sopra esposto, citiamo due esperienze, ognuno sarà libero di trarre le proprie conclusioni.

Un allievo brillantemente diplomato con una meravigliosa tecnica pianistica, dopo il diploma, continuando le lezioni, gli venne affidato lo Studio Op. 10 n. 1 di Chopin si mise a studiare per parecchie ore al giorno consecutive. Pochi giorni dopo, un chirospasmo gli bloccò l'uso dell'arto superiore sinistro, e da quel giorno dovette cambiare mestiere nonostante le cure dei più noti specialisti.

Robert Schumann (1810-1856) diceva di avere "un dito spezzato e paralizzato" infatti a soli vent'anni dovette interrompere la carriera concertistica (1833-34), dalle varie testimonianze e i dati storico-clinici sembrerebbe assodato che il dito fosse il terzo, nonostante le testimonianze della moglie Clara e della figlia indicassero l'indice e l'anulare. Schumann si applicava alla mano un apparecchio che gli consentisse di raggiungere la massima agilità.
"Consistette molto verosimilmente in una cordicella che passando per una puleggia fissata al soffitto, terminava alle due estremità con un cappio scorsoio; uno più piccolo nel quale veniva sospeso il dito ribelle, un altro più grande fissato al piede, il quale teneva tesa la cordicella e con appositi movimento aiutava il disto a restare fermo o in flessione o in estensione mentre si esercitava con gli altri, oppure ad estenderlo, facendo trazione sulla corda ... la terribile conseguenza fu che, se vie era l'intenzione di flettere ed estendere rapidamente il dito esso si muoveva sempre all'insù". (Nuova Rivista Musicale Italiana, L. Carerj, n.3, 1979)

PS: Ringrazio Alberto per la traduzione dal tedesco









lunedì 6 febbraio 2012

Come si suona Bach al Pianoforte?



Vi siete mai chiesti come si dovrebbe suonare una partitura per pianoforte di Johann Sebastian Bach? Se suonate il pianoforte, sarete probabilmente consapevoli del fatto che Bach è uno dei più grandi compositori per tastiera, e che lo studio della sua musica è una parte essenziale per la formazione di ogni pianista classico e non. Ma, riguardo su come andrebbe suonato Bach al pianoforte ci sono diversi "tabù" che devono essere risolti prima di poter rendere giustizia alla sua meravigliosa musica barocca di un dei più grandi geni dell'umanità.

Prima di tutto, è noto che Bach non ha composto assolutamente niente per il pianoforte moderno, ma per i suoi predecessori e cioè il clavicembalo e clavicordo; è qualcosa di molto importante che si dovrà sempre tenere a mente, anche se naturalmente non biosgna limitare indebitamente le possibilità espressive del nostro moderno strumento a tastiera. In secondo luogo, il modo di scrivere la sua musica si differenzia dal modo in cui i compositori successivi (vuoi Beethoven, Chopin, Debussy ecc...) lo hanno fatto, e questo crea la necessità di un "imporre" certe regole di, chiamiamolo così, "Galateo musicale", e quindi un certo numero di decisioni consapevoli da parte di chiunque si accinga all'esecuzione di un'opera di Bach.
In questo articolo vorrei rispondere ad alcune delle domande che possono sorgere quando si suona Bach sul pianoforte moderno, e darvi alcuni suggerimenti necessari per dare vita vera alla sua musica meravigliosa.



Devo usare il pedale durante l'esecuzione di Bach?


Il clavicembalo o clavicordo non aveva le stesse possibilità sonore del pianoforte moderno in termini di estensione delle note, ciò significa che per la maggior parte delle composizioni Bachiane e barocche in generale, non è necessario utilizzare il pedale anche se nei limiti della decenza esecutiva a volte grandi pianisti ne hanno fatto uso aggiungendo un pizzico di pedale, il motto potrebbe essere: "Nella giusta dose, ma con sapienza, una sfioratina al pedale nei punti giusti al momento giusto ma nella composizione giusta". Tutte le armonie in Bach sono sotto le dita, e non c'è bisogno dell'aiuto sonoro come il pedale del forte, per mantenere una nota di base. La scrittura polifonica cosiddetta di Bach crea l'armonia con delle voci che corrono separate l'una accanto all'altra, e questo processo rischia di essere confuso con un uso del pedale esagerato.
In altre parole, la regola generale è che in Bach, una nota deve suonare solo quando si preme il tasto. Si consiglia quindi di non usare il pedale per sostenere le note più a lungo di quanto sia possibile dall'estensione della mano. Tuttavia, è possibile usare il pedale per altri scopi. Il pedale crea alcune sfumature particolari. Senza di esso il pianoforte suona piuttosto piatto. Il clavicembalo è uno strumento estremamente ricco di sfumature, e se si vuole tradurre in termini pianistici per questo strumento moderno, si dovrà usare a volte il pedale. Anche usarlo durante la riproduzione di accordi, e in altri luoghi dove non interferisce con la chiarezza di voci e di articolazione può essere appropriato.


Devo usare la gamma dinamica durante l'esecuzione di Bach?


Un'altra differenza tra i vecchi strumenti a tastiera e il pianoforte è che è possibile utilizzare il tatto per rendere il suono più morbido o più forte, per il clavicembalo o organo, questo era impossibile. Il pianista moderno deve immaginare di avere almeno due o tre diversi livelli dinamici non di più.
Un altro modo di vedere le cose è che si dovrebbe suonare lo strumento usando la vostra immaginazione creativa per adattare la musica di Bach alle possibilità del pianoforte, suonando diminuendo e crescendo, i pianissimo e fortissimo e tutto quello che puoi pensare. Si potrebbe argomentare che, se Bach avesse suonato su uno Steinway, avrebbe usato una gamma dinamica uniforme e non di farlo suonare come un clavicembalo.
D'altra parte, se Bach avesse suonato uno Steinway, non avrebbe composto la musica che è arrivata a noi. Quindi la sua musica ha fissato alcuni limiti e "regole" a ciò che è appropriato e cosa non lo è. Forse la via di mezzo è la regola degli estremi opposti da seguire.


Come devo articolare durante l'esecuzione di Bach?


Una spartito di musica di Bach può sembrare infinita per i dettagli contrappuntistici, la polifonia, la poliritmia, ecc..., ma se lo si confronta con una pagina di Beethoven o Chopin, non ci sono segni o indicazioni dinamiche, di pedale, e raramente qualsiasi marcatura. (Vedi i manoscritti autografi di Bach) Ora, questo non ha nulla a che fare con i vecchi strumenti. L'articolazione era essenziale al clavicembalo, e rimane così per il pianista moderno. Ci sono due ragioni principali per cui non ci sono praticamente nessuna legatura o punti negli spartiti di Bach. In primo luogo, confidava negli esecutori di poter prendere le proprie decisioni di questo genere e in secondo luogo spesso le musiche erano appunti scritti non come una versione completa e finale del pezzo, ma piuttosto come qualcosa che poteva essere elaborato in dettaglio con i suoi studenti durante le lezioni.
Per noi, questo è naturalmente sia un grosso problema ma anche una grande opportunità. Dobbiamo cercare di scoprire le prassi esecutiva del tempo, al fine di riprodurre la musica di Bach in linea con le sue intenzioni. D'altra parte, possiamo davvero fare uso della nostra immaginazione per dare alla musica una impronta della nostra personalità e preferenza. Nei pezzi più famosi, c'è una ricchezza espressiva che sono generalmente e accademicamente accettate, le consuete articolazioni tradizionali, portato, staccato, mezzo-portato ecc... si possono notare con l'ascolto di registrazioni diverse. Ma ricordate che non sempre è necessario ricorrere a "imitare" gli altri - sarà molto più gratificante cercare di trovare le soluzioni a questi problemi Bachiani in base alla nostra sensiblità estetica musicale, ma sempre nei limiti e nel rispetto dello stile dell'epoca.