lunedì 31 ottobre 2011

La mentalità per approcciarsi al Pianoforte

Sono fermamente convinto del fatto che il nostro atteggiamento allo studio di un brano influisce pesantemente sul risultato finale.

Ne parlo per esperienza personale. Aprire lo spartito del brano che si sta studiando e trovarsi demoralizzati per la quantità di note che vi sono all'interno.. significa proprio partire col piede sbagliato!

Viceversa, mettersi tranquillamente seduti sul proprio sgabello, spegnere ogni cellulare, puntare la sveglia fra 2 ore, prendere una matita appena temperata e una gomma ed analizzare con calma lo spartito, è il metodo migliore per poter cominciare la nostra impresa!

Niente è impossibile! Se davvero vuoi una cosa la ottieni, funziona così! Vuoi imparare quel dato brano? Ci  impiegherai settimane, mesi, anni, ma alla fine lo potrai padroneggiare (sempre nei limiti delle tue possibilità tecniche).

sabato 22 ottobre 2011

Franz Liszt 1811-1886: 200° Anniversario dalla nascita!



"Nel momento in cui le sue dita toccarono i tasti mi resi conto della grande distanza tra lui e gli altri pianisti. [ ... ] vidi un compositore dalla nobile figura, che sedeva come una roccia, senza mai indugiare in gesti teatrali, o aiutarsi da numeri sbalorditivi da fenomeno da baraccone. Ogni effeto era prodotto con mezzi semplicissimi e dava un'impressione di tale naturalezza che anche il passaggio più difficile sembrava suonata da un bambino [ ... ]. Liszt aveva un magnetismo e un fascino assolutamente irresisitibili."
~ Charles Villiers Stanford, organista irlandese a un concerto a Lipsia nel 1875 ~



Il 22 ottobre cadrà il bicentenario della nascita del grande pianista e compositore ungherese (Raiding, 22 ottobre 1811 – Bayreuth, 31 luglio 1886). Una breve biografia in ricorrenza di seguito.

Era l'11 gennaio 1811, Adam Liszt (1776-1827) sposa Maria Anna Lager (1788-1866) originaria della Bassa Austria, i due si stabilirono a Raiding comune rurale dell'Austria di poche centinaia di abitanti. Adam prestava servizio come ovium rationista cioè ispettore delle greggi della famiglia nobiliare Esterházy, e presso di loro prestò servizio Jan Hummel (1778-1837) come maestro di cappella della famiglia Esterházy, ma venne licenziato proprio nel 1811.
Hummel era ammirato moltissimo da Adam Liszt come uno dei più grandi pianisti e compositori del suo tempo, allievo di Mozart e Clementi, e mai avrebbe sognato che proprio lui, darà alla luce colui che avrebbe eclissato Hummel, ... era il 22 ottobre 1811.

Franz Liszt nasce a Raiding, come i bambini dell'epoca trascorre un'infanzia normale nonostante le fonti siano molto scarse, studiò musica con il padre, ma è all'età di nove anni, nel 1819, che inizierà la sua ascesa facendo l'incontro più importante della sua vita: viene condotto a Vienna e sottoposto al giudizio dell'esordiente didatta Carl Czerny (1791-1857).
A Oldenburg Liszt eseguì la sua prima esecuzione in pubblico Concerto in MIb maggiore WoO 19 di Ferdinand Ries (1784-1838) al cospetto del barone von Braun era il 1820.

Le lezioni con Czerny proseguivano, la famiglia si trasferì a Vienna (capitale dei destini musicali dell'epoca), iniziò ha studiare con Antonio Salieri (1750-1825) composizione; il padre di Liszt desiderava ardentemente far studiare il figlio con Hummel, essendo la massima autorità in composizione e concertismo all'epoca, ma il costo delle lezioni si rivelarono troppo care per le sue tasche, quindi scelse il giovane Czerny essendo agli esordi sia come esecutore e come didatta. Mai la scelta del Czerny si rivelò così azzeccata. Czerny, allievo di Beethoven, era sagace e arguto, era un didatta nascente dalla profonda intelligenza, che solamente dopo dodici lezioni al piccolo Franz, intuì di trovarsi di fronte un allievo dal talento immenso e decise di non farsi più pagare per le lezioni.

A Vienna, narra leggenda, che Liszt incontrò Beethoven. Il 13 aprile 1823, tenne un concerto in Si minore di Hummel, e le Variazioni di Moscheles, al termine Beethoven salì sul palco baciando il piccolo Liszt. La stampa viennese dell'epoca non cita l'accaduto ma nei 137 rimasti Konversationshefte (Quaderni di Conversazione di Beethoven) è documentato che Liszt incontrò Beethoven a casa sua.

Il 20 settembre 1823, attraverso altri concerti per l'europa con tappe a Strasburgo, Stoccarda, e Augusta, la famiglia arrivò a Parigi. Il padre di Liszt, (come il padre di Beethoven ma con mezzi meno "rudi") ambiva di far ripercorrere al figlio la carriera di Mozart, scelta che portò a cattivi rapporti con Czerny, assolutamente contrario della decisione paterna. A Parigi la famiglia alloggiava presso l'Hotel d'Angleterre n°10 rue du Mail, dove di fronte all'Hotel si trovava la fabbrica di pianoforti Erard.Il sessantunenne Sébastien Érard (1752–1831) costruiva pianoforti dal 1768, e nel 1821 progettò una nuova meccanica, il doppio scappamento. Con questo nuovo brevetto Érard, fece del talento del giovane Liszt il collaudatore di questa rivoluzionaria invenzione.

A Parigi però Franz trova una porta chiusa. La sua ambizione era di entrare nel Conservatorio di Parigi che vantava degli insegnanti e virtuosi del piano di altissimo livello Johann Ludwig Adam (1758-1848) e Pierre Zimmermann (1785-1853) rispetto a Kalkbrenner, Czerny e Clementi. Luigi Cherubini (1760–1842) direttore dell'istituto respinse Liszt in base al nuovo regolamento approvato 17 giorni prima della sua iscrizione, in cui gli stranieri non potevano essere iscritti al Conservatorio.

Il 7 marzo 1824 le petit Litz tenne un concerto al Thèatre Louvois, un pubblico numeroso accorse anche per la misurazione del cranio eseguita dal frenologo Franz Gall in cui sosteneva la teoria tra rapporto della conformazione della testa e le capacità intellettive.
Dopo il suo debutto a Londra il padre Adam morì per una infezione tifoidea nel 1827, Franz si ritirò dalla carriera concertistica. Nei nove anni a seguire rimase a Parigi (1844) dando lezioni di piano, senza più comporre e studiando libri filosofici di ogni tipo, e passando ore e ore in chiesa in preda a crisi di misticismo. Nell'aprile 1832 rimase stupefatto dalla padronanza strumentale e innovativa di Niccolò Pagnini (1782-1840) e "con furore" si mise a ristudiare lo strumento.


Nel 1835 fuggì in Svizzera con la contessa Marie d'Agoult (1805-1876) dalla quale ebbe tre figli Blandine, Cosima che divenne moglie di Wagner, e Daniel. Le cronache mondane ebbero a occuparsi dei suoi amori con donne molto note Paulin Plater, la marchesa Bellissen, la contessa Merlin, la duchessa Ranzan, madame Goussart, madame Boscary, mademoiselle du Barrè, mademoiselle Laborie e della separazione con la contessa d'Agoult. Nel 1847 abbandonata la carriera concertistica si stabilì a Weimar come direttore della Cappella di Corte, dedicandosi per circa un decennio alla composizione alla direzione d'orchestra e all'insegnamento. Il 20 luglio 1886 Liszt partì per Bayreuth per il festival wagneriano, arrivò il 21 con febbre e raffreddore un principio di polmonite fino al 31 di luglio a mezzanotte spirò pronunciando la parola Tristan.

La sua tecnica pianistica raggiunse livelli orchestrali, non a caso Listz a differenza di Chopin, componeva sul pianoforte pensando all'orchestra. Inoltre fu il più grande divulgatore di compositori contemporanei e del passato, in un’epoca in cui non esistevano ancora i mezzi di diffusione sonora, fu il primo al mondo a suonare a memoria il 18 febbraio 1838 alla Scala.

E a proposito di Scala, segnaliamo per tutti i residenti in Lombardia (ma anche chi non lo è) che il gran coda Steinway & Sons di Franz Liszt è conservato presso il Museo Teatrale alla Scala di Milano (numero di matricola: C-227 n.49382), restaurato nei laboratori Steinway di Amburgo, con la sostituzione delle caviglie, dei martelletti, di un tasto e ricostruzione di alcune parti della tavola armonica, corde nuove ma con i materiali d’epoca, costo del restauro 25.000 €.
Daniela von Bülow (1860-1940) nipote di Liszt, si trasferì con il marito Henrich Thode sul lago di Garda a Villa Cergnasco, requisita dallo Stato Italiano per farne il Vittoriale degli italiani (1921), nelle mani di D’annunzio. Dopo una lunga battaglia legale il pianoforte tornò alla proprietaria, che lo donò alla Scala.



venerdì 14 ottobre 2011

Esercizio per la Mano Sinistra

La mano sinistra è quasi sempre fra le due la più debole. Lo è perché la maggior parte dei metodi e brani per pianoforte si curano solo della mano destra.

D'altronde la mano destra è la mano alla quale è affidata la melodia, e quindi è la mano che esegue i virtuosismi mentre la sinistra è quasi sempre rilasciata al solo accompagnamento.

Tuttavia, non di rado si trovano, all'interno della musica classica, passaggi in cui anche la mano sinistra deve eseguire passaggi complessi, e allora vengono a galla tutte le debolezze di questa mano.

Onde evitare che questo accada, ci sono molti libri dedicati alla mano sinistra. Oggi voglio proporre questo mio esercizio in tonalità di DO maggiore dedicato esclusivamente alla sinistra. Qui di seguito il download:


Christian Salerno

lunedì 10 ottobre 2011

Cortot: Principi Razionali della Tecnica Pianistica


"Due fattori sono alla base di tutto lo studio strumentale. Un fattore psichico, dal quale scaturiscono il gusto, l'immaginazione, il ragionamento, il senso della sfumatura della sonorità; in una parola: lo stile. Un fattore fisiologico, e cioè abilità manuale e digitale, sottomissione assoluta dei muscoli e dei nervi alle esigenze materiali dell'esecuzione."

Con queste parole, Alfred Cortot (1877-1962) apre la prefazione del suo libro i "Principi Razionali della Tecnica Pianistica" pubblicato nel 1928. Il testo di Cortot è un'opera unica nel suo genere nella didattica del Pianoforte, tecnicamente un testo pedagogico e scientifico di altissimo livello. Sì perchè il testo del Cortot non ha niente a che vedere con i consueti testi di "tecnica" pianistica come Hanon e compagnia bella, ma va considerato un'opera in cui tutti i problemi tecnici trovano riscontro secondo un principio razionale e cioè lo studio ragionato della difficoltà e non solo fisiologico. La base della tecnica pianistica, secondo Cortot, deve svilupparsi da una perfetta uguaglianza e indipendenza delle dita con la scissione e il condizionamento degli emisferi celebrali, e non con esercizi puramente meccanici senza controllo razionale. Di seguito proponiamo degli esercizi dalla pagina 11 del libro, che hanno come principio lo sviluppo dell'assoluto controllo celebrale delle dita individualmente. Indispensabili le indicazioni su come devono essere eseguiti gli esercizi:

  1. Posare le dita sulle note indicate ma senza abbassare il tasto
  2. Con le altre dita appoggiate sui tasti abbassare il dito inidcato contando 4 ogni semiminima
  3. Non contrarre e irrigidire le altre dita totale rilassamento
  4. Trasportare in tutte le tonalità come indicato nel pentagramma a fondo pagina

domenica 9 ottobre 2011

Chiaro di Luna di Claude Debussy



Quando il mio insegnante di Pianoforte mi propose di studiare l'Arabesco L.66 di Debussy, sinceramente non ero particolarmente attratto da questa composizione e dal suo compositore, anche se mi piaceva all'ascolto. Poi studiandola, penetrando in quelle note, mi sono dovuto ricredere totalmente soprattutto della genialità del compositore: Claude Achille Debussy 1862-1918. Ascoltando molte delle sue composizioni per Pianoforte mi sono innamorato perso, e ho scelto di studiare (all'insaputa del mio maestro) un'altra sua famosissima composizione il Chiaro di Luna. Debussy compose intorno al 1888/90 il Chiaro di Luna, ma venne pubblicata solo nel 1905, come terzo movimento delle Suite Bergamsque. La Suite è una forma musicale antica, molto usata dai clavicembalisti francesi del 1700 come Rameau e Couperin.
E 'interessante notare che inizialmente "Promenade Sentimentale" era il titolo originale dell'opera, poi cambiata in "Clair de Lune", perchè allude all'omonimo poema di Paul Verlaine (1844-1896).

L'apertura del brano è come se fosse sospesa a mezz'aria. Degli accordi di sei suoni cantano all'inizio e preparano l'entrata di un nuovo tema morbidamente arpeggiato che progressivamente si anima fino all'espansione lirica nel registro sempre più acuto; infine la prima sezione viene ripresa e variata, concludendosi nella coda in dissolvimento.

Armonicamente la composizione si apre in REb maggiore con un accordo di tonica. Ma qui Debussy ha già rotto due regole convenzionali, infatti inizia senza la tonica, introducendola in un secondo momento, in cui è raddoppiata alla terza (FA naturale). Per tutta la frase di apertura la mano sinistra inizia a scendere lentamente, mentre il tema d'apertura diatonica galleggia sopra la mano destra. Il saper utilizzare con dimestichezza e spettacolari intervalli non convenzionali è caratteristica di Debussy, SOLb e LA in seconda battuta.

Con qualche decorazione, sostituzioni armoniche e altre modifiche, l'idea di apertura FA e LAb rientra con un gesto ascendente in ottava. Alcune sostituzioni armoniche da SOLb7 con SOLb6.
Il cambiamento nella struttura è importante, ora abbiamo delle texture omofoniche. Gli accordi della destra dovrebbero essere visti come una melodia, l'armonia è nella parte di basso della mano sinistra. Il ritmo armonico, a questo punto subisce un rallentamento. La dinamica è ancora in pianissimo. L'armonia è ancora fortemente radicata sul convenzionali diatonici; c'è anche del cromatismo occasionale, ma la musica è diatonica. Però Debussy non si sente radicato nella chiave di REb maggiore, infatti la chiave stessa rimane ambigua fino alla cadenza finale, come l'uso dell' armonia funzionale implica occasionalmente l'uso della relativa minore di SIb minore.

Debussy introduce nuovo materiale tematico, è come un cambiamento di accompagnamento: ora abbiamo un'arpeggio con la mano sinistra. La musica a questo punto è in due frasi: la prima usa la cellula ritmica mostrata in precedenza per creare una frase melodica mentre il basso sale un terzo ogni battito.

Il pezzo modula in Mi maggiore, ma oltre alla modulazione, la trama cambia. La tessitura complessiva si sposta improvvisamente verso l'alto il ritmo della mano sinistra continua a salire aumenta di un terzo ogni battito. Debussy sta costruendo tensione, con un arsenale completo di "dispositivi" armonici per preparare il climax del pezzo. La mano destra inizia una scala discendente a terze riprendendo il REb per smussare la modulazione

L'ambiguità tonale della musica è messa in evidenza dalla mancanza di un REb in apertura, che implica l'accordo di tonica. Come l'accordo di SIb minore è un esempio di insicurezza della chiave, ma l'ambiguità tonale del pezzo è finalmente rimossa con l'accordo finale di REb maggiore.

martedì 4 ottobre 2011

Erik Satie e le Gnossienne


La parola "gnossienne" descrive sette pezzi composti per il piano da Erik Satie che però l'autore non riusciva a catalogare in un esistente stile di musica classica. Non si trattava nè di un preludio nè di una sonata. Satie risolvette facilmente il dilemma semplicemente intotolando i pezzi con una parola che coniò appositamente: "gnossienne." Resta comunque un mistero per molti l'etimologia e la pronuncia di questa parola. Qualcuno sostiene che la parola “gnossienne„ sembra essere derivata dalla parola gnosis, perchè Satie quando iniziò la composizione dei pezzi era attratto dal "Movimento Gnostico Cristiano Universale" una corrente neo-gnostica che ebbe origine nella vita e nell’opera di Víctor Manuel Gómez Rodríguez Samael Aun Weor.
Tuttavia altri sostengono che la parola derivi da Knossos o “da Gnossus„ Cretan e collegano lo Gnossiennes a Theseus, a Ariadne ed al mito di Minotaur. Ciò che invece è lampante è che le sette Gnossiennes sono meravigliose, uniche e intriganti.


Gnossienne numero 1

Satie compose le prime tre Gnossiennes nel 1890.Questo brano non presenta indicazioni di tempo all’inizio della partitura.E’ facile trovare nella musica contemporanea a Satie brani senza il tempo scritto all’inizio; Satie scrisse 5 Gnossienne su 7 SENZA indicazioni temporali. Ognuno può interpretare il brano con pochissime restrizioni poichè il tempo indicato dall'autore consisteva in frasi come " leggero, con intimità" oppure "Non essere fiero".La prima Gnossienne fu pubblicata nel Settembre del 1893, nel "Le Figaro musical" Nr. 24.


Gnossienne numero 2

Le Gnossiennes di Satie sono spesso viste come una continuazione musicale delle tre Gymnopédies benchè alcuni esperti credano siano più strettamente correlate alle sue Sarabande.In entrambe i casi è chiaro che una musica come questa non era mai stata scritta prima rendendo più intuitivo il motivo per cuifurono intitolate con una parola così enigmatica. Sono composizioni senza tempo e la sensazionedi infinito di ogni pezzo deriva dalla natura ciclica del lavoro di Satie.Potete ascoltare le sette Gnossienne senza interruzione e non udirete mai in maniera distinta l'inizio o la fine. Come per le Gymnopédie, Satie compose delle melodie molto semplici, quasi elementari.


Gnossienne numero 3

Erik Satie, colto e bizzarro. Ironico, iconoclasta, sarcastico. E chi più ne ha più ne metta. Ancora oggi, ascoltando la sua musica,risulta difficile definirne i confini, in quell’ambiguità che la fa apparire seria e giocosa allo stesso tempo.Tutto il Novecento musicale è in qualche modo debitore di Erik Satie, per quanto la “grande musica” non l’abbia maineanche accostato ai “grandi” della sua epoca: Debussy, Ravel, Stravinskij, Mahler.Troppo poco “serio” per ottenere il parere unanime dell’Accademia (e del pubblico).Troppo anticonformista per diventare un “classico”.Eppure Satie il suo momento di gloria lo ha avuto, quando è diventato esponente di spicco delle avanguardie parigine di inizio secolo, camminandoa braccetto sulla riva della Senna con personaggi come Pablo Picasso, René Clair, Jean Cocteau.


Gnossienne numero 4

Elencare gli episodi della vita di Erik Satie e le sue opere significherebbe fare un lunghissimo elenco delle provocazioni con le quali il compositore francese si è fatto largo tra i suoi contemporanei. In una Parigi che, a cavallo dei due secolisi preparava, culturalmente parlando, a diventare la capitale più rappresentativa e propositiva d’Europa nel passaggio dalla modernità alla contemporaneità, Satie non prenderà mai una posizione netta e coerente nei confronti dei movimenti artistici radicali dell’epoca (impressionismo, simbolismo, surrealismo, dadaismo), a testimonianza di quello spirito libero che lo ha reso una sorta di “cane sciolto” della musica contemporanea.Gnossienne numero 5.La musica di Erik Satie, specialmente quella per solo pianoforte alla quale dedicò maggiori attenzioni, è stata rivalutata recentemente dalla critica per il suo valore intrinseco e la sua notevole portata rivoluzionaria.E oggi Satie è ritenuto universalmente non solo il precursore del minimalismo e della musica ambientale, ma anche uno dei più importanti e influenti musicisti del primo Novecento.Infatti questa riscoperta, relativamente recente, della musica di Satie ha inflazionato il mercato con svariate esecuzionie interpretazioni discografiche: dalle visioni romantiche di Pascal Rogé su Decca al tecnico, freddo, vigore di Johanna McGregor; da Aldo Ciccolini su Philips in "storiche" registrazioni all’americano Bill Quist addirittura sull’allora neonata Windham Hill Records.


Gnossienne numero 6

Le Gnossiennes numero 4, 5 e 6 sono state pubblicate soltanto nel 1968, molto tempo dopo la morte di Erik Satie Nessuno di questi brani sembra essere stato numerato, e neppure denominato con il nome “Gnossienne„ da Satie stesso.La sequenza di queste tre Gnossiennes nella pubblicazione del 1968 secondo Robert Caby non corrisponderebbe all'ordinecronologico di composizione. È estremamente improbabile che Satie abbia visto queste composizioni come tre parti di un singolo insieme. Questa Gnossienne deve essere stata composta circa otto anni dopo la prima nel Gennaio 1897 circa.


Gnossienne numero 7

Nel "Étoiles de Le Fils des la musique fortuite" composto da Satie nel 1891 troviamo una Gnossienne nel suo primo atto.In questo caso l'appellativo di « Gnossienne » a questo pezzo è stato attribuito da Satie, come risulta dalla corrispondenza con il suo editore. Pertanto questo pezzo è conosciuto come la settima Gnossienne. Questo pezzo de "Étoiles de Le Fils des la musique fortuite" fu realizzato come "As Manière de commencement" (Un modo per cominciare), il primo di sette movimenti di "Trois Morceaux en forme de poire" (Tre pezzi in forma di pera).


Download da IMSLP spartiti "Gnossienne 1-7" di Erik Satie