lunedì 16 aprile 2012

"Piano City Milano" tre giorni di musica a Milano all'insegna del Pianoforte!


Una bellissima iniziativa per promuovere la cultura e la musica a Milano, prenderà il via nel secondo week-end di maggio l'11, 12 e 13, PIANO CITY media partners dell'evento il sito Pianosolo.it

Di seguito il comunicato della conferenza stampa tenutasi il 4 aprile scorso.


  Milano, 4 aprile 2012 – È stata presentata oggi a Palazzo Reale “Piano City Milano”, la tre giorni-evento (www.pianocitymilano.it) in programma in città l’11, 12 e 13 maggio prossimi con oltre 100 concerti di pianoforte. Un’iniziativa voluta e promossa dal Comune di Milano – assessorato alla Cultura, in co-produzione con Ponderosa Music&Art e Accapiù, grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo ed Edison, e con la collaborazione di Milano Civica Scuola di Musica - Fondazione Milano

“Quello che vi presentiamo oggi è un evento sperimentale e innovativo – ha affermato l’assessore alla Cultura Stefano Boeri – un programma fatto per accendere in modo diffuso e molecolare la musica in città. I pianoforte saranno protagonisti di luoghi storici come la Rotonda di via Besana, villa Necchi, le biblioteche e le scuole civiche; così come, in una modalità nuova ed informale, delle abitazioni e degli studi dei pianisti che ospiteranno gli house concerts. Stiamo pensando di riproporre la stessa formula anche con altri linguaggi musicali – come i complessi corali, le band di musica acustica – affinché questa modalità di diffusione simultanea, come un caleidoscopio di musiche, diventi un nuovo modo di fare cultura a Milano”. 

“Piano City Milano” arriva per la prima volta in Italia dopo il successo dell’omonima manifestazione berlinese, nata da un’idea del pianista Andrea Kern. Ad alternarsi sulla scena milanese saranno: house concerts ospitati in abitazioni private (aperte al pubblico), esibizioni in piazze, biblioteche, ospedali e giardini della città, in centro così come in zone periferiche, ed eventi speciali con grandi nomi della musica, concertisti professionisti, studenti, semplici amatori e alcuni fra i più noti pianisti italiani e internazionali, fra cui Ludovico Einaudi, Danilo Rea, Davide Cabassi, Antonio Ballista, Bruno Canino, Michele Campanella, Enrico Intra, Hauschka, Francesco Grillo e tanti altri. 

 Qualsiasi pianista che abbia un pianoforte in casa a Milano e sia disponibile a tenere un concerto nella propria abitazione può iscriversi compilando il modulo consultabile sul sito www.pianocitymilano.it. Per prendere parte alla manifestazione è necessario, entro e non oltre domenica 15 aprile, caricare un video della durata di un minuto circa, nel quale i partecipanti dovranno presentarsi brevemente ed eseguire un estratto del proprio programma musicale. 

 Con la sua forma del tutto inedita, Piano City è un evento pensato per un pubblico vasto ed eterogeneo; una manifestazione capace di offrire nell’arco di un intero weekend un modo non convenzionale di vivere e ascoltare la musica, di riscoprire la città e di condividere la cultura. La collaborazione tra cittadini, istituzioni e imprese è la chiave per realizzare iniziative di forte rilevanza culturale come “Piano City Milano”: i cittadini apriranno le proprie case per gli house concerts e il Comune di Milano, Intesa Sanpaolo ed Edison i propri spazi per concerti, partecipando quindi attivamente alla realizzazione del progetto. Proprio in questa direzione, Edison promuove Piano City quale progetto di riappropriazione e rivisitazione dei luoghi simbolo di Milano. La storica sede di Foro Bonaparte 31, sabato 12 maggio, alle ore 20, ospiterà nella Sala Azionisti uno dei concerti di punta di Piano City, convertendo in luogo d’ascolto lo spazio in cui un tempo i milanesi si recavano a pagare le bollette della luce. In questo modo Edison, che dal 1883 è parte integrante della città cui per prima ha portato l’energia elettrica, rende tangibile quell’incontro, pubblico privato, anima della manifestazione. Anche Intesa Sanpaolo veicolerà a suo modo Piano City, condividendolo con i cittadini di Milano. 

L’obiettivo è integrare l’iniziativa con “Progetto Cultura”, l’ambizioso progetto messo in atto dalla Banca per valorizzare il suo prestigioso patrimonio storico, artistico e architettonico e renderlo fruibile alla collettività. Sarà infatti organizzato un concerto nelle sale delle “Gallerie d’Italia“ di piazza Scala a Milano, il museo inaugurato dalla Banca lo scorso novembre che ospita nei palazzi sette-ottocenteschi di via Manzoni e piazza Scala oltre 200 opere, da Canova a Boccioni, proprietà di Intesa Sanpaolo e Fondazione Cariplo. Un concerto troverà spazio anche all’interno della filiale Superflash di Milano: una filiale-store creata esclusivamente per i giovani: uno spazio aperto, interattivo, pensato per ospitare anche concerti musicali, eventi sportivi, incontri culturali. 

 Per Piano City, i pianisti selezionati suoneranno sia in luoghi tradizionalmente legati alla musica, sia in spazi inediti, dando così vita a un fitto calendario di performance di musiche e generi più diversi. Cuore della manifestazione saranno gli house concerts (concerti in abitazioni di milanesi) previsti nelle diverse zone della città. La Rotonda della Besana sarà invece il centro di riferimento della manifestazione e il luogo dove si terranno numerose iniziative, fra cui la Piano Battle, i Piano Kids, proiezioni di film e laboratori di meccanica del pianoforte. 

A questi si affiancheranno una serie di eventi speciali e in particolare: Piano Night: un’intera serata dedicata al pianoforte con un susseguirsi di iniziative ed eventi culturali in un’atmosfera suggestiva e coinvolgente; Piano Battle (Rotonda della Besana): due grandi compositori e pianisti si sfideranno in una battaglia musicale divisa in round durante i quali dovranno improvvisare, eseguire particolari composizioni e, soprattutto, conquistare il pubblico per battere il proprio avversario; Piano Marathon (sabato 12 a Villa Necchi dalle 11 all’1 di notte): l’esecuzione collettiva di Vexations di Eric Satie, una straordinaria e misteriosa composizione - che ebbe la sua prima esecuzione nella New York underground degli anni ’60 - in cui lo stesso tema viene ripetuto fino a 840 volte impegnando i pianisti per 12 ore. 

A Milano, grazie alla collaborazione del Fai–Fondo Ambiente Italiano, sarà eseguita negli splendidi interni di Villa Necchi, dove al pianoforte si cimenteranno una quarantina di pianisti; Piano educational (sabato 12 e domenica 13 a Villa Simonetta): un progetto di Milano Civica Scuola di Musica - Fondazione Milano per Piano City Milano. Attraverso una serie di attività di tipo formativo destinate a bambini e ragazzi dai 5 ai 14 anni, si proporrà un “incontro” col pianoforte e con le tastiere, in occasione del 150° anniversario della Scuola; Borse di studio “Piano City Milano”: dedicate a giovani pianisti di età compresa tra i 18 e i 25 anni. 

In collaborazione con Milano Civica Scuola di Musica - Fondazione Milano; Piano Kids (Rotonda di via Besana): progetti di gioco e intrattenimento dedicati ai più piccoli. Piano City vuole quindi essere un forte messaggio rivolto a tutti i milanesi: un invito alla partecipazione collettiva a una manifestazione culturale che rappresenta uno stimolo nel condividere spazi ed esperienze, anche in maniera semplice e aperta. Una voglia di città viva, racchiusa nello slogan Cultura Chiama Cultura, a simboleggiare la possibilità di trovare rinnovate modalità di fruizione e di condivisione della cultura. La selezione degli artisti avverrà attraverso una piattaforma online con la quale musicisti, professionisti, insegnanti, studenti e semplici amanti del pianoforte potranno sottoporre la propria candidatura. Saranno valutate non solo le doti artistiche, ma anche la capacità di predisporre i propri spazi ad accogliere l’evento. Il repertorio coprirà la musica classica, quella popolare, il jazz, lo swing fino alla musica leggera. 


mercoledì 7 marzo 2012

Art Tatum


"Il più grande pianista vivente"! E con questa esclamazione che iniziamo questa breve biografia di Art Tatum. Ma se teniamo in considerazione da chi venne pronunciata, non possiamo non valutare la portata di quella esclamazione da un altro grandissimo pianista, Sergej Rachmaninov, esclamazione scaturita non appena lo sentì suonare presso un famoso nightclub di New York.

Art Tatum nasce il 13 Ottobre 1909 a Toledo, nell'Ohio (USA) parzialmente cieco dall'occhio sinistro causa una cataratta, pianista autodidatta, è considerato uno dei più grandi virtuosi della musica Jazz.
Art Tatum era dotato dell'orecchio assoluto cioè la capacità di identificare una nota musicale avendola ascoltata una sola volta.
A 13 anni, dopo aver iniziato lo studio del violino, Tatum inizia lo studio del pianoforte con la madre per poi seguire alcuni corsi al liceo con Overton Rainey, ma prevalentemente studiò da autodidatta.
Ben presto si esibisce per programmi radio locali. A 21 anni si trasferisce a New York City, dove inizia le sue prime registrazioni più impressionanti a livello tecnico, siamo negli anni '30 e '40.
Utilizzando diteggiature da autodidatta, compresa una serie di volate a due dita eseguiva virtuosismi con meticolosa accuratezza e tempistica. Le sue esecuzioni erano ancora più impressionanti se si considera che Tatum era un forte bevitore. Tuttavia le sue registrazioni non sono mai sciatte e imprecise. Tatum inoltre aveva una indipendenza delle mani da ambidestro, particolarmente evidente durante le improvvisazioni. Ira Gitler giornalista Jazz  ha dichiarato: "La mano sinistra era alla pari della destra."
Nel 1943 formò un trio con il chitarrista Tiny Grimes e il bassista Slam Stewart, suonando in trio per il resto della sua vita.

Tatum suonava accordi con tecnica a ditta piatte (come Horowitz) rispetto alla curvatura insegnata nella formazione classica. Mary Lou Williams, compositore e pianista, disse: "Tatum mi ha insegnato a suonare, a come suonare con controllo senza utilizzare i pedali. Mi ha mostrato come tenere le dita piatte sui tasti per ottenere quel perfetto suono pulito."

Nelle sue improvvisazioni Tatum utilizzava progressioni di accordi del tutto nuove (a volte con un nuovo accordo su ogni battuta) nello spazio di una o due misure. La sua riarmonizzazione di brani pop è diventata una pratica standard tra i jazzisti moderni. Ritmicamente suonava scatti imprevedibili con note a cascata le une sulle altre, a volte dentro e fuori della metrica da battuta ma sempre perfettamente a tempo .
Molti pianisti Jazz sono stati influenzati dal modo di suonare di Tatum, tra cui Bud Powell, Lennie Tristano, e Oscar Peterson, così come altri strumentisti Jazz mostrano chiaramente l'influenza di Art Tatum.
Art Tatum si spense all'età di 47 anni a Los Angeles il 5 Novembre 1956, a causa di una insufficienza renale.









giovedì 1 marzo 2012

Il Cervello e il pianoforte



Questa è la prima parte di un argomento a un quesito molto interessante e tutt'altro che risolto che pubblicheremo settimanalmente. Le ataviche domande possiamo racchiuderle brevemente in: Come nasce l'ispirazione musicale? Con cosa si suona il pianoforte? Con le dita o con il cervello?

Fino al ventesimo secolo, si sapeva ben poco sul cervello umano. Ma negli anni '50 e '60, il neurobiologo e premio Nobel Roger Sperry effettuò una serie di esperimenti teorizzando che i due emisferi del cervello potrebbero avere una coscienza individuale. Egli scrisse che ogni emisfero è "Un sistema conscio a sé stante, percepire, pensare, ricordare, ragionare e emozionarsi. Entrambi possono essere coscienti simultaneamente in diverse esperienze mentali che corrono in parallelo."

L'emisfero sinistro si occupa prevalentemente della logica e analisi, mentre l'emisfero destro si occupa delle emozioni, del sentimento e della creatività. Il cervello sinistro è lineare, e lavora di solito in ordine sequenziale. Eccelle nel parlare, leggere, scrivere e far di conto (suggerendo che il nostro sistema educativo è spinto verso lo sviluppo del cervello a sinistra). L'emisfero destro, tuttavia, non è verbale. Esso elabora le informazioni in modo diverso al cervello sinistro, vale a dire in modo rapido e non sequenziale. Esso determina le relazioni spaziali ed eccelle a interpretare le informazioni visive e percettive, assai importante per un musicista come la capacità di leggere e scrivere.

Mi rendo conto che questo divario è scientificamente semplicista (e spero che coloro che hanno una maggiore conoscenza anatomica perdoneranno le mie semplificazioni), ma è un modo conveniente di considerare ciò che rende un musicista un "musicista". Come tutti si saranno chiesti, ne sono sicuro, spesso mi chiedo come un musicista possa essere così istintivamente creativo, mentre altri sembrano non esserlo per niente.

Ovviamente non c'è giusto o sbagliato, nel contesto di sinistra o destra del cervello, sono solo due modi diversi di pensare. Uno non è meglio dell'altro, proprio come la mano destra non è meglio di chi è mancino. Quello che è importante è riconoscere la vostra preferenza naturale. Se è fortemente verbale (sinistra del cervello) piuttosto che visiva (destra del cervello) è necessario essere aperti a nuovi modi di pensare e affrontare consapevolmente le attività creative, come suonare il pianoforte con L'emisfero destro del cervello.

Per determinare se si tende ad utilizzare l'emisfero sinistro o destro del cervello, guardate attentamente la foto qui sotto. Vedete la ballerina girare in senso orario o antiorario? (Prima di continuare a leggere dopo la parentesi di questa frase, rispondete alla domanda). Se rispondete in senso orario significa che siete più inclini verso l'emisfero destro del cervello, se in senso antiorario il lato sinistro. (La maggior parte delle persone vedrà infatti la ballerina girare in senso antiorario.) Se non siete convinti di questo esperimento, provate a rispondere a questo questionario dell'Istituto d'Arte di Vancouver.



Una ricerca condotta nel 1990 dal Dr. Lawrence Parsons, della University of Texas, ha dimostrato che la musica è distribuita in tutto il cervello, piuttosto che localizzata in un'unica regione. Questo perché la musica è stimolante, e richiede una vasta gamma di abilità, aiuta a migliorare le nostre funzioni cognitive e le abilità mentali. Parsons ha dimostrato che è simile al linguaggio, sia nella struttura che nel modo in cui la percepiamo, può in parte spiegare il legame tra attività musicale e emozioni.
Imparando a suonare uno strumento musicale, è essenziale che si mescolino la sinistra del cervello (importante per la tecnica e la notazione, per esempio).
Per suonare bene il pianoforte, dobbiamo capire i vari elementi di teoria musicale, avere familiarità con il passaggio fisico delle note sulla tastiera. Ma dobbiamo anche sviluppare la destrezza delle dita e l'indipendenza, ed essere in grado di produrre l'enorme gamma di colori necessari per creare una varietà quasi infinita di espressioni emotive. Solo allora potremo esprimere pienamente noi stessi attraverso il pianoforte, e infondere la nostra tecnica con arte e musicalità.

E 'importante risvegliare l'emisfero destro del cervello il più presto possibile. Questo è possibile anche studiando le scale, che sono sempre un modo utile per riscaldare le dita. Inoltre le similitudini e le metafore sono un ottimo modo di aiutare gli studenti (di tutte le età) a sviluppare il cervello destro. La vostra immaginazione non ha limiti per le similitudini e le metafore che può assumere.

Il movimento al pianoforte offre così tante possibilità da percepire le metafore emotive, particolarmente adatte in questo caso per la percezione della musica come espressione del sentimento, cruciale per lo sviluppo del cervello destro. Si possono usare metafore legate a qualsiasi cosa enfatizzando certe note in una frase musicale con sapori, forme, colori, odori, l'elenco potrebbe continuare all'infinito!

Se non comunichiamo quando suoniamo, sia con noi stessi che con altri, perché vogliamo suonare? Un pezzo di musica è come una storia, una storia senza parole. Il nostro compito è quello di dialogare attraverso i suoni infiniti del nostro meraviglioso strumento (qualunque esso sia). Basti pensare alla eccitazione che un oratore dotato può suscitare, quando parla con intensità, sincerità e convinzione. Facendo pieno uso del lato destro del nostro cervello si può comunicare con i nostri ascoltatori nello stesso modo di un oratore non c'è nessuna differenza, sia che stiamo suonando Battisti o una sonata di Beethoven.


martedì 21 febbraio 2012

Infortuni al pianoforte



 " Il dolore prodotto dal suonare è cosa non soltanto fastidiosa, ma assai dannosa. Con la tecnica naturale non vi debbono essere sensazioni dolorose di alcun genere. Ogni tensione dei tendini fra le dita e i muscoli del dorso o del palmo della mano, è cattiva e nociva. Specialmente pericolosi sono i dolori del polso nella sua parte esterna, e dei grossi fasci muscolari dell'avambraccio. Essi dimostrano senza eccezione che vi è qualche difetto nel modo di suonare".
~ Rudolf M. Breithaupt, Die natürliche Klaviertechnik, Leipzig, 1905, C. F. Kahnt Nachfolger ~


Per prima cosa specifico che io non sono un medico di qualsiasi tipo, sono solo un pianista, anzi nemmeno, un premi-tasti è più corretto. In quanto tale, non posso diagnosticare sintomi o diagnosi, ma (come penso chiunque) posso percepire il grado di coordinamento, o incordinazione, nella tecnica di una persona. Quello che segue è il risultato di una lunga e minuziosa ricerca che ho fatto in rete e biblioteca, su un argomento che mi incuriosiva moltissimo. C'è molto da dire sulle lesioni dei musicisti. La questione degli infortuni è assolutamente importante in quanto dimostra che c'è davvero anche questo problema nel nostro campo.



Prevalenza delle lesioni dei pianisti


Quanti sono i pianisti che si sono infortunanti suonando? Dalle mie ricerche risulta che circa il 65% - 80% si sono lesionati suonando il pianoforte. Ma continuate a leggere! I ricercatori hanno cercato di determinare la percentuale di pianisti che soffrono di dolori o hanno lesioni stilando una statistica almeno dal 1980. Uno dei primi ricercatori, un chirurgo ortopedico australiano, ha pubblicato diversi articoli nel corso del 1980 che mostrano la prevalenza di lesioni che vanno dal 5% - 80% e uno dei suoi studi riporta la notizia allarmante che di 98 strumentisti delle scuole superiori che hanno subito un infortunio il 63% sono femmine e il 49% maschi.



La Sindrome dell'abuso


Si discute molto sul tema "sindrome di uso eccessivo," nella letteratura medica. Gli argomenti più convincenti contro questo termine sono sostenute dal Dr. Lippman dal fatto che le condizioni di una lesione, di solito provengono da un uso improprio dello strumento piuttosto che da un uso eccessivo. Sappiamo che per abbassare un tasto fino al primo scappamento occorre un peso di circa 50-60 grammi. Chi suona compie una fatica fisica notevole, alla quale bisogna allenarsi gradatamente, fin dalle prime e più facili composizioni e sopratutto con gli esercizi di tecnica pura. Questo "allenamento" progressivo non procurerà guai se sarà basato sulla naturale impostazione della mano, del polso, braccio ecc... se invece tale "allenamento" viene male impostato possono sorgere problemi tali da procurare non solo dolore fisico nell'arto, ma anche inconvenienti come interrompere lo studio per lungo tempo o, nella peggiore dei casi dover rinunciare per sempre a suonare il pianoforte.
Di seguito elenco gli infortuni più comuni che possono capitare nello studio del pianoforte, la lista ovviamente non è esaustiva, ma la letteratura medica specializzata nella questione che stiamo trattando racchiude nella maggior parte dei casi unicamente questi tre sintomi.



Tendovaginite: processo infiammatorio a carico delle guaine dei tendini


Sinoviti: infiammazione della membrana sierosa sinoviale che tapezza la superfice interna delle cavità articolari


Chirospasmo: detto crampo del pianista o dello scrivano che consiste in una contrazione spastica di gruppi muscolari addetti alla mobilità delle dita della mano



Un fattore da prestare con la massima attenzione è questo; Ipotizziamo che un pianista debba interrompere per lungo tempo lo studio giornaliero per motivi vari. Durante questo periodo di "astinenza" nel sistema muscolare, ma anche nella memoria, nell'agilità ecc... subisce uno stato di torpore inevitabile. La ripresa della attività può essere assai dannosa se viene compiuta con accanimento e insistenza di esercizi sulla tastiera. Il nostro cervello ricorda perfettamente come suonavamo qualche settimana o mese fa, ma le nostre dita e tutto il resto non funzionano più allo stesso modo!
Pretendere di recuperare subito il tempo perduto è assolutamente deleterio e da evitare assolutamente! Infatti è in questi momenti di pause che possono accadere gli inconvenienti che abbiamo elencato. Al contrario, un graduale e intelligente programmato "allenamento" con frequenti riposi di 5-10 minuti ci eviterebbe qualsiasi rischio.

A monito di quanto sopra esposto, citiamo due esperienze, ognuno sarà libero di trarre le proprie conclusioni.

Un allievo brillantemente diplomato con una meravigliosa tecnica pianistica, dopo il diploma, continuando le lezioni, gli venne affidato lo Studio Op. 10 n. 1 di Chopin si mise a studiare per parecchie ore al giorno consecutive. Pochi giorni dopo, un chirospasmo gli bloccò l'uso dell'arto superiore sinistro, e da quel giorno dovette cambiare mestiere nonostante le cure dei più noti specialisti.

Robert Schumann (1810-1856) diceva di avere "un dito spezzato e paralizzato" infatti a soli vent'anni dovette interrompere la carriera concertistica (1833-34), dalle varie testimonianze e i dati storico-clinici sembrerebbe assodato che il dito fosse il terzo, nonostante le testimonianze della moglie Clara e della figlia indicassero l'indice e l'anulare. Schumann si applicava alla mano un apparecchio che gli consentisse di raggiungere la massima agilità.
"Consistette molto verosimilmente in una cordicella che passando per una puleggia fissata al soffitto, terminava alle due estremità con un cappio scorsoio; uno più piccolo nel quale veniva sospeso il dito ribelle, un altro più grande fissato al piede, il quale teneva tesa la cordicella e con appositi movimento aiutava il disto a restare fermo o in flessione o in estensione mentre si esercitava con gli altri, oppure ad estenderlo, facendo trazione sulla corda ... la terribile conseguenza fu che, se vie era l'intenzione di flettere ed estendere rapidamente il dito esso si muoveva sempre all'insù". (Nuova Rivista Musicale Italiana, L. Carerj, n.3, 1979)

PS: Ringrazio Alberto per la traduzione dal tedesco









lunedì 6 febbraio 2012

Come si suona Bach al Pianoforte?



Vi siete mai chiesti come si dovrebbe suonare una partitura per pianoforte di Johann Sebastian Bach? Se suonate il pianoforte, sarete probabilmente consapevoli del fatto che Bach è uno dei più grandi compositori per tastiera, e che lo studio della sua musica è una parte essenziale per la formazione di ogni pianista classico e non. Ma, riguardo su come andrebbe suonato Bach al pianoforte ci sono diversi "tabù" che devono essere risolti prima di poter rendere giustizia alla sua meravigliosa musica barocca di un dei più grandi geni dell'umanità.

Prima di tutto, è noto che Bach non ha composto assolutamente niente per il pianoforte moderno, ma per i suoi predecessori e cioè il clavicembalo e clavicordo; è qualcosa di molto importante che si dovrà sempre tenere a mente, anche se naturalmente non biosgna limitare indebitamente le possibilità espressive del nostro moderno strumento a tastiera. In secondo luogo, il modo di scrivere la sua musica si differenzia dal modo in cui i compositori successivi (vuoi Beethoven, Chopin, Debussy ecc...) lo hanno fatto, e questo crea la necessità di un "imporre" certe regole di, chiamiamolo così, "Galateo musicale", e quindi un certo numero di decisioni consapevoli da parte di chiunque si accinga all'esecuzione di un'opera di Bach.
In questo articolo vorrei rispondere ad alcune delle domande che possono sorgere quando si suona Bach sul pianoforte moderno, e darvi alcuni suggerimenti necessari per dare vita vera alla sua musica meravigliosa.



Devo usare il pedale durante l'esecuzione di Bach?


Il clavicembalo o clavicordo non aveva le stesse possibilità sonore del pianoforte moderno in termini di estensione delle note, ciò significa che per la maggior parte delle composizioni Bachiane e barocche in generale, non è necessario utilizzare il pedale anche se nei limiti della decenza esecutiva a volte grandi pianisti ne hanno fatto uso aggiungendo un pizzico di pedale, il motto potrebbe essere: "Nella giusta dose, ma con sapienza, una sfioratina al pedale nei punti giusti al momento giusto ma nella composizione giusta". Tutte le armonie in Bach sono sotto le dita, e non c'è bisogno dell'aiuto sonoro come il pedale del forte, per mantenere una nota di base. La scrittura polifonica cosiddetta di Bach crea l'armonia con delle voci che corrono separate l'una accanto all'altra, e questo processo rischia di essere confuso con un uso del pedale esagerato.
In altre parole, la regola generale è che in Bach, una nota deve suonare solo quando si preme il tasto. Si consiglia quindi di non usare il pedale per sostenere le note più a lungo di quanto sia possibile dall'estensione della mano. Tuttavia, è possibile usare il pedale per altri scopi. Il pedale crea alcune sfumature particolari. Senza di esso il pianoforte suona piuttosto piatto. Il clavicembalo è uno strumento estremamente ricco di sfumature, e se si vuole tradurre in termini pianistici per questo strumento moderno, si dovrà usare a volte il pedale. Anche usarlo durante la riproduzione di accordi, e in altri luoghi dove non interferisce con la chiarezza di voci e di articolazione può essere appropriato.


Devo usare la gamma dinamica durante l'esecuzione di Bach?


Un'altra differenza tra i vecchi strumenti a tastiera e il pianoforte è che è possibile utilizzare il tatto per rendere il suono più morbido o più forte, per il clavicembalo o organo, questo era impossibile. Il pianista moderno deve immaginare di avere almeno due o tre diversi livelli dinamici non di più.
Un altro modo di vedere le cose è che si dovrebbe suonare lo strumento usando la vostra immaginazione creativa per adattare la musica di Bach alle possibilità del pianoforte, suonando diminuendo e crescendo, i pianissimo e fortissimo e tutto quello che puoi pensare. Si potrebbe argomentare che, se Bach avesse suonato su uno Steinway, avrebbe usato una gamma dinamica uniforme e non di farlo suonare come un clavicembalo.
D'altra parte, se Bach avesse suonato uno Steinway, non avrebbe composto la musica che è arrivata a noi. Quindi la sua musica ha fissato alcuni limiti e "regole" a ciò che è appropriato e cosa non lo è. Forse la via di mezzo è la regola degli estremi opposti da seguire.


Come devo articolare durante l'esecuzione di Bach?


Una spartito di musica di Bach può sembrare infinita per i dettagli contrappuntistici, la polifonia, la poliritmia, ecc..., ma se lo si confronta con una pagina di Beethoven o Chopin, non ci sono segni o indicazioni dinamiche, di pedale, e raramente qualsiasi marcatura. (Vedi i manoscritti autografi di Bach) Ora, questo non ha nulla a che fare con i vecchi strumenti. L'articolazione era essenziale al clavicembalo, e rimane così per il pianista moderno. Ci sono due ragioni principali per cui non ci sono praticamente nessuna legatura o punti negli spartiti di Bach. In primo luogo, confidava negli esecutori di poter prendere le proprie decisioni di questo genere e in secondo luogo spesso le musiche erano appunti scritti non come una versione completa e finale del pezzo, ma piuttosto come qualcosa che poteva essere elaborato in dettaglio con i suoi studenti durante le lezioni.
Per noi, questo è naturalmente sia un grosso problema ma anche una grande opportunità. Dobbiamo cercare di scoprire le prassi esecutiva del tempo, al fine di riprodurre la musica di Bach in linea con le sue intenzioni. D'altra parte, possiamo davvero fare uso della nostra immaginazione per dare alla musica una impronta della nostra personalità e preferenza. Nei pezzi più famosi, c'è una ricchezza espressiva che sono generalmente e accademicamente accettate, le consuete articolazioni tradizionali, portato, staccato, mezzo-portato ecc... si possono notare con l'ascolto di registrazioni diverse. Ma ricordate che non sempre è necessario ricorrere a "imitare" gli altri - sarà molto più gratificante cercare di trovare le soluzioni a questi problemi Bachiani in base alla nostra sensiblità estetica musicale, ma sempre nei limiti e nel rispetto dello stile dell'epoca.


venerdì 13 gennaio 2012

Consigli per lo studio di un Brano

L'approccio allo spartito è ciò che più conta per la riuscita del pezzo. Un approccio intuitivo e superficiale non porterà sicuramente a nulla di buono.

Un approccio invece cosciente e con i giusti metodi, può portare a grandi risultati. Ciò che è alla base di un buon metodo di studio è la pazienza. 

Non bisogna voler subito il brano finito sotto le mani, non bisogna subito suonare il brano come lo abbiamo ascoltato tante volte su Youtube, non bisogna arrivare subito alla fine avendo tralasciato tutto il lavoro più importante. Un brano va studiato e assimilato. Non possiamo saltare questi passaggi fondamentali. Qui di seguito un video che ti darà qualche consiglio che potrà risultarti utile.


Christian Salerno

venerdì 6 gennaio 2012

Chopin: Ballata N°1 in Sol minore, Op. 23



« Ho ricevuto una nuova ballata da Chopin. Sembra essere il lavoro più vicino al suo genio (anche se non il più ingenioso) e gli dissi che, tra tutte le sue composizione, è quella che più mi era piaciuta. Dopo un silenzio assai lungo mi rispose con enfasi, 'Sono contento di sentire dire ciò visto che è anche la mia preferita e ne ho grande affezione'. »
~ Robert Schumann in una lettera a Heinrich Dorn a proposito della ballata ~


Siamo a Parigi, 30 giugno 1835. Un amareggiato Frédéric Chopin si reca dall'editore Breitkopf & Härtel per proporre la pubblicazione di alcune sue nuove composizioni, tra cui la Ballata in Sol minore, dopo alcune lunghe e difficili trattative con l'editore Pleyel amaramente finite nel nulla. In quel periodo Chopin aveva una salute cagionevole assai evidente, con continue bronchiti e tosse ematica, tuttavia la maggior parte dei suoi problemi erano di tipo economico, motivo per cui lo spinsero a vendere le sue opere al migliore offerente all'editore Breitkopf & Härtel e all'editore a E.Troupenas & Co. entrambi pubblicarono le opere nel settembre del 1840.
Non si conosce la data esatta di composizione ma generalmente viene attribuita in base alle memorie londinesi di M. Schslesinger tra il 1829 e il 1830.

La Ballata in Sol Minore presenta una architettura armonica unica nelle composizioni Chopiniane, certamente dalle premesse delle opere precedenti, ma la struttura tonale armonica evidenzia una lunga elaborazione nella tessitura di un modello romantico "ingegnosa" come la definì Schumann. La Ballata, come consuetudine dell'epoca, venne dedicata all'Ambasciatore francese Monsieur le Baron de Stockhausen e fonte d'ispirazione per Chopin fu il poema polacco del 1828 il Corrado Wallenord scritto dal poeta Adam Mickiewicz, alcuni studiosi sostengono che la Ballata venne composta come conseguenza dell'inestinguibile amarezza per l'oppressione zarista della sua amata Polonia, un riferimento probabilmente "indiretto" tratto poi nella scena del film Il Pianista di Roman Polański. Dopo la pubblicazione, il 26 aprile 1841 Chopin suonò la Ballata per presentarla (la prima volta venne suonata a Lipsia nel 1836) ma in tutti i concerti successivi suonava solo l'Andantino iniziale forse a causa della salute che peggiorava di giorno in giorno evitava lo sforzo fisico che richiedono le parti Presto con fuoco e la Coda.

La Ballata inizia con quella sesta napoletana sulla sottodominante di Sol minore ingannando l'orecchio insieme al tempo in 4/4 tipico del Valzer e non della Ballata per costruire una armonia con ambigui LA bemolle che sembrano elementi tonali fino al risolvere in SOL minore e concludere con un sofferente accordo di nona cardine di tutta la struttura armonica di seguito esposta:


INTRODUZIONE Battute da 1 a 7.............................SOL minore

1° TEMA Battute da 8 a 44...........................SOL minore

INTERLUDIO Battute da 45 a 67..........................SOl minore

2° TEMA Battute da 67 a 93.........................MIb...................LA minore

2° TEMA Battute da 166 a 193.....................MIb...................LA maggiore

1° TEMA Battute da 194 a 207......................SOL minore

CODA Battute da 208 a 264......................SOl minore


martedì 3 gennaio 2012

La Manutenzione del Pianoforte



 Aver cura del proprio strumento, saper fare qualcosa per mantenerlo agibile significa oltre a garantirgli efficienza e durata imparare a conoscere meglio il suo meccanismo e rendimento fonico nonchè procurare una intesa "affettiva" tra l'esecutore e lo strumento che lo accompagna per una vita intera. In questo articolo suggeriremo alcuni consigli sulla manutenzione del pianoforte.

Iniziamo con la sistemazione di una pianoforte in casa. Nel prendere le misure su dove collocarlo è doveroso considerare se andrà a finire vicino a un calorifero a una finestra che si apre spesso o contro un muro che si affaccia all'esterno, perchè in questi casi l'accordatura ne risentirà enormemente a causa dell'essicazione delle delicate parti meccaniche primariamente di fattura lignea.

Attenzione anche alle finestre, che la luce del giorno e del sole non battano mai direttamente sul pianoforte. La risonanza dell'ambiente è importantissima, ovviamente nel limiti dell'ambiente in cui andrà collocato. Il rimbombo procurato da ambienti semivuoti danneggia la percezione distinta del suono e può abituare il pianista a una esecuzione troppo leggera sui tasti. Bisogna tenere presente che le registrazioni musicali di CD vengono effettuate in studi di registrazione ove generalmente la moquette non manca mai.

Il sorriso del nostro pianoforte è la tastiera, ormai è praticamente costruita con materiali sintetici, salvo vecchi pianoforti con tasti in avorio, in questo caso per evitare l'ingiallimento dell'avorio, è bene tenere il coperchio sempre aperto perchè il contatto della luce mantiene più a lungo il candore dell'avorio, meglio un pò di polvere che vedere la "dentiera" del proprio pianoforte ingiallirsi. I tasti si puliscono con una piccola pezza preferibilmente di lino e inumidita e ben strizzata in acqua tiepida. L'acqua pulisce senza alterare la superfice levigata di materiali sintetici o nel caso avete un vecchio piano con tasti in avorio o ebano, evitate qualsiasi altro prodotto dall'alcol o detergenti procurerebbero una porosità percettibile poi al tocco. Vedrete che con la tastiera pulita vi sembrerà di suonare meglio!

La tavola armonica è situata sotto le corde e la sua lacca trasparente e lucida diviene opaca per la polvere che si accumula specie se teniamo il coperchio aperto tutti i giorni. La pulizia della tavola armonica è un compito delicato, sarebbe meglio affidarsi al proprio accordatore di fiducia il quale usano un soffione che spazza via tutta la polvere, eventualmente si possono utilizzare delle bombolette d'aria compressa.

Ultimo ma non meno importante il seggiolino. Vi chiederete che relazione ha il seggiolino con la manutenzione del pianoforte? Ebbene il seggiolino è importantissimo per una perfetta esecuzione; provate ad eseguire lo Studio n° 24 di Chopin con il seggiolino che traballa! I seggiolini rettangolari con le due manopole laterali a volte traballano da una parte perchè le viti si allentano col movimento e con il dolce peso del pianista, basterà stringerle con un cacciavite.